Sabato cenai,
Domenica, che fu l’ulivo, desinai in casa
Bronzino certi crespelli mirabili.
Lunedì da mattina ebi uno ne l’orto
che legò e aconciò l’orto – la vanga.
Martedì feci quella gamba con la coscia
sotto a quelle schiere dette di sopra, cioè:
e la sera cenai una meza testa di cavretto.
Mercoledì due huova, e la sera cascò la gociola
a Cecho fornaio.
Giovedì altra meza fritta.
Venerdì, che fu el dì sancto, cenai uno pesce d’uovo solo con zucchero e once 8 di pane.
Sabato lavorai quel masso; e venne el Duca a Sancto Lorenzo, cioè a l’uficio; la sera poi non cenai.
Domenica, Pasqua, fu uno gran fredo e gran vento e
aqua; desinai con Bronzino once 6 di pane e la
sera non cenai.
Lunedì più fredo e vento e aqua; e
la sera cenai in casa Daniello once 6 di pane.
Martedì fu asai bello; e la sera cena once 10 di pane. Mercoledì mattina fu fredo e strettemi in casa; cenai
once 9 di pane, agnello el più bello che si possa.
Giovedì lavorai quelle due braccia; e cenai once 9
di pane, carne e cacio, e fu frediccio.
Venerdì feci la testa con quel masso che l’è sotto, cenai once 9 di pane, uno pesce d’uovo e una insalata,
e ho el capo che mi gira un buondato.
Sabato feci broncone e masso e la mano, e cenai once 10 di pane. Domenica cenai once 10 di pane e stessi tucto el dì stracco, debole e fastidioso; fu bellissimo dì e fe’ la luna.
Jacopo Pontormo, Il libro mio

Courtesy of the artists and Galerie Emanuel Layr.

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